Don Giustino, il Santo dei piccoli

Don Giustino Maria Russolillo

è stato proclamato Santo il 15 maggio 2022

Cenni biografici


«Oggi voglio farmi santo!».

Non conosce mezze misure il giovane Giustino. Ma lui è fatto così: sa perfettamente che ogni giorno di questa vita è la grande occasione che va colta e sfruttata appieno. L’occasione per fare qualcosa di grande, di straordinario, di eccezionale. Tutte caratteristiche che per Giustino possono essere riassunte in una sola parola: santità. Ed è per questo che ripete frequentemente a tutti coloro che incontra, bambini, giovani e adulti, lo stesso augurio: «Fatti santo!». Non è una “frase fatta” per lui, ci crede davvero Giustino: per lui la parola “santità” non è un concetto o un’astrazione, ma uno stile di vita concreto fondato su un fortissimo e appassionato amore.

E come ogni giovane è disposto a fare tutto per chi ama, anche lui è disposto a tutto per l’amore della sua vita: Dio! Una relazione intima, profonda, che lo porterà a scrivere «Voglio sempre chiamarti, sospirarti, finché avrò un attimo di vita, in ogni palpito e respiro. Vieni!».

È un amore di cui Giustino si sente pervaso dal giorno della sua nascita, il 18 gennaio 1891, e che prosegue quando viene ammesso per la prima volta al banchetto eucaristico a soli cinque anni, cosa inaudita allora come oggi, e riceve il sacramento della Confermazione a soli dieci anni.

È un amore che si sente spinto a donare agli altri, per rendere tutti partecipi di questa felicità, perché convinto che non esista tesoro più prezioso per rendere la propria vita straordinaria come desidera.

Ecco perché fin da bambino sente forte la chiamata a diventare sacerdote: chi più di un sacerdote può dedicarsi pienamente alla propria santificazione e a quella altrui?

Purtroppo, come spesso accade, seguire il proprio sogno porterà Giustino a superare molte prove ed ostacoli. Primo tra tutti l’indigenza economica familiare, laddove mamma Giuseppina e papà Luigi avevano da prendersi cura di dieci figli nell’umile paesino di Pianura, oggi quartiere di Napoli. Eppure questi genitori erano disposti a tutto pur di permettere a Giustino di realizzare il suo sogno, anche a rischio di subire le più cocenti umiliazioni.

Proprio come quando Giuseppina decise di recarsi, insieme al piccolo Giustino, presso l’abitazione napoletana del ricco barone Lorenzo Zampaglione, del quale era nota una certa magnanimità nei confronti dei paesani che bussavano alla sua porta.

La donna si recò insieme al figlio al palazzo baronale ed espose con cuore materno la situazione, ma la risposta, oltre che inattesa, fu dura e perentoria: «Allora faccia il calzolaio»!

È facile immaginare la delusione della povera donna: guardò il figlio con l’animo sospeso e poiché gli vide gli occhi imperlati di lacrime, si licenziò garbatamente dal barone e, appena fuori, strinse al petto Giustino ed esclamò: «Non temere, mamma ti manderà ugualmente in seminario, anche a costo d’impegnarsi gli occhi!». Infatti tornata in famiglia, ne parlò con il marito e con i figli. E poiché li trovò favorevoli ad ogni sacrificio pur di accontentare Giustino, con grande coraggio iscrisse il ragazzo in seminario.

In un primo momento si fece fronte alla retta tirando quanto più possibile la cinghia; in seguito, di fronte alla limpida vocazione di Giustino e al suo profitto negli studi, l’allora vescovo di Pozzuoli mons. Zezza si fece intercessore presso il barone, ottenendo il contributo mensile necessario per pagare la retta.

La vita in seminario sembrava fatta su misura per Giustino. Il suo comportamento esemplare gli attirava l’affetto di tutti. In ogni occasione era tranquillo, modesto, misurato anche negli scherzi, prontissimo a cedere a qualunque primato e a mettersi garbatamente da parte. Le uniche preoccupazioni di Giustino erano la santificazione propria e altrui, al punto tale che quando tornava a casa dalle vacanze piuttosto che riposarsi, ne approfittava per insegnare il catechismo ai cosiddetti «figli del popolo».

A tal fine si fece costruire una struttura ricoperta di paglia nel giardino della casa paterna. La struttura veniva comunemente chiamata da tutti la «Pagliarella». Questi anni furono considerati da Giustino fondamentali per la realizzazione del progetto divino in favore delle vocazioni. Anni dopo, a chi desiderava sapere notizie sulla nascita della congregazione da lui poi fondata, egli candidamente rispondeva: «La congregazione è nata da un seminarista in vacanza».

Quando però l’ormai giovane Giustino tornava in seminario, lasciava in gran vuoto in quei ragazzi. E fu così che nei giorni festivi si iniziò ad assistere a un curioso evento nella sala di ricevimento del seminario: arrivavano numerosi giovani con i quali il seminarista si intratteneva a lungo e a cui impartiva lezioni ed esortazioni alla preghiera; erano i suoi futuri figli spirituali.

E fu proprio in seminario che il giovane Giustino fece un voto che sugellò i suoi più intimi desideri e propositi: «Spenderò la mia vita per suscitare e coltivare vocazioni allo stato ecclesiastico».

L’ordinazione diaconale ebbe luogo il 22 marzo 1913 nella cappella del Seminario di Pozzuoli. Da quel momento, per il giovane diacono, i giorni sembravano interminabili, tanto e tale era il desiderio di diventare sacerdote. Ma il fatidico giorno arrivò dopo aver ottenuto la dispensa di ben sedici mesi sull’età canonica: il 20 settembre 1913, all’età di ventidue anni, Giustino fu ordinato sacerdote nella cattedrale di Pozzuoli.

Al momento dell’ordinazione, durante il canto delle litanie, Giustino rinnovò il voto che aveva pronunciato in precedenza e lo completò con l’impegno a fondare una Congregazione religiosa che potesse aiutare tutti a scoprire, coltivare ed abbracciare il progetto di vita che Dio ha pensato per ogni suo figlio e per ogni sua figlia.

Da quel voto, da quella promessa, nacquero poi due Congregazioni: Vocazionisti e Vocazioniste, religiosi e religiose, che nel cuore di don Giustino dovevano essere per le vocazioni ciò che Giuseppe e Maria furono per il piccolo Gesù: una famiglia fondata sull’amore pieno, l’amore che viene da Dio, in cui religiosi e religiose in comunione di spirito, avrebbero dovuto prendersi cura di ogni chiamato.

Sin da subito il novello sacerdote intensificò il suo lavoro per la ricerca e la cultura delle vocazioni che già aveva iniziato in seminario. Infatti, in un tempo in cui la Chiesa lamentava la scarsezza di vocazioni sia per i seminari che per le famiglie religiose, egli si convinceva sempre più che non erano le vocazioni a mancare ma i ricercatori e i coltivatori di esse.

Con l’andare del tempo don Giustino riuscì a formare un gruppo di giovani che volevano seguire Gesù e chiamò «fedelissimi» quelli che più seriamente mostravano di voler abbracciare la vita consacrata. Da qui nacque l’idea del Vocazionario che avrebbe potuto accogliere i figli del popolo che non avevano i mezzi finanziari per entrare in seminario.

Il 30 aprile 1914 iniziò il primo esperimento di vita comune con tre ragazzi a Villa Simpatia (la nuova casa che il padre aveva a poco a poco costruito e che chiamò così in onore della consorte), con l’aiuto di mamma Giuseppina. Fu un’esperienza meravigliosa che però durò solo quindici giorni perché mons. Zezza la vietò categoricamente. Il Russolillo continuò comunque a occuparsi della formazione dei ragazzi attraverso un’intensa vita oratoriale, ricca di preghiera, catechesi e passeggiate. Fu un grande lavoro mirato a rinvigorire nei giovani il germe della vocazione attraverso una forte devozione eucaristico-mariana.

A Pianura vi erano anche delle giovani che si riunivano unite dal desiderio della preghiera in comune, dall’ansia missionaria e dallo zelo per le opere parrocchiali. Queste invitarono don Giustino a occuparsi anche della loro formazione spirituale: questo fu il primo nucleo che formerà la congregazione femminile delle Suore Vocazioniste.

Mentre lo zelante sacerdote tentava invano di ottenere da mons. Zezza il permesso per realizzare la fondazione, scoppiò il primo conflitto mondiale. Giustino, che a vent’anni era stato dichiarato inabile per il servizio militare a causa dell’eccessiva gracilità, fu arruolato tra i riformati del 1891 e assegnato all’ospedale militare. Dal fronte però non dimenticò di curarsi delle anime che seguiva spiritualmente e utilizzava tutto il tempo libero rispondendo alle loro richieste che gli pervenivano tramite lettere.

Tornato dal fronte, il 20 settembre 1920 fu nominato parroco della parrocchia di san Giorgio martire a Pianura col permesso di iniziare l’esperienza del Vocazionario negli ampi locali offerti dalla parrocchia. Tutto si realizzò il 18 ottobre 1920 con l’inizio della vita comune a cui aderirono tredici giovani, che fino a quel momento erano già in seminario a nome e a carico di don Giustino.

Il Vocazionario nacque come un piccolo cenacolo dove coloro che mostravano segni di vocazione venivano accolti gratuitamente ed educati nella pietà e nello studio.

Il desiderio, la determinazione, l’ansia di Don Giustino emergono in questa sua affermazione che rimane la missione specifica del suo apostolato e dei suoi figli: “La povertà non deve mai essere ostacolo a seguire la propria vocazione”.

I fanciulli erano chiamati a crescere costantemente nella loro vocazione col fine di raggiungere un’ottima preparazione culturale e, soprattutto, una piena unione con il Signore.

Nell’elaborare la sua metodologia educativa, don Russolillo tradusse in termini Vocazionisti la prassi pedagogica di due grandi figure educative: san Francesco di Sales e san Giovanni Bosco, concentrando la sua attenzione sull’applicazione del metodo preventivo ideato dal fondatore dei Salesiani.

Durante i primi anni del Vocazionario, don Giustino insegnava agli studenti ogni materia scolastica, a seconda delle necessità. Insegnava con il cuore e i ragazzi aspettavano con gioia le sue lezioni. Insegnava con amore e passione, ponendosi al livello di ogni singolo studente, senza mai umiliare nessuno.

La stima che nutriva per tutti gli allievi lo portava ad essere ottimista e questo stimolava i giovani e li spronava a non deludere le aspettative del maestro. Ogni minuto della lezione era usato saggiamente per aiutare gli studenti ad assimilare i contenuti proposti. All’inizio di ogni lezione, don Giustino riassumeva la lezione precedente e presentava l’obiettivo da raggiungere durante quell’ora; era sempre prodigo di esempi e riusciva a coinvolgere tutti gli studenti.

La grande novità del Vocazionario fu che, al percorso di formazione umana e spirituale, si integrava un percorso di orientamento vocazionale verso il seminario o un particolare istituto di vita consacrata. Egli presentava agli alunni le vite dei santi fondatori, procurandone le immagini e le biografie e spiegandone lo spirito e le opere; ne solennizzava le feste liturgiche, faceva circolare i periodici dei loro istituti e facilitava i contatti con i religiosi di questi.

Terminati gli studi, l’alunno poteva ritenersi libero nella scelta del proprio futuro: proseguire il proprio cammino nel mondo in una scelta laicale, passare al seminario della propria diocesi, entrare in un istituto religioso, oppure seguire le orme di don Giustino nell’aiutare il prossimo a scoprire la propria vocazione continuando la formazione Vocazionista.

Ma prima che formatore don Giustino si sentiva soprattutto padre amorevole, tanto da arrivare a scrivere: «Ecco che ogni volta che si bussa alla porta della nostra famiglia spirituale mi sento bussare al cuore dolcemente e il cuore anche prima della porta si apre al nuovo venuto».

E davvero sempre così fu e agì, senza chiudere mai quella porta in faccia ad alcuno, convinto, com’era che «anche sotto la scorza del peccato, stimo e venero il possibile santo futuro».

In quanto parroco di S. Giorgio in Pianura, si impegnò a celebrare e promuovere la Messa delle 4,30 del mattino, per dare ai contadini e agli impiegati la possibilità di parteciparvi e ricevere la comunione prima di andare al lavoro.

“Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutto il resto vi sarà dato in soprappiù”. Questo principio diventa il motto del giovane sacerdote. Pur tra mille difficoltà economiche, perché non fu facile mantenere il sempre crescente numero di ragazzi, don Giustino destinava le modeste risorse economiche della parrocchia alla manutenzione della chiesa e alla sua ristrutturazione e alle necessità dei poveri.

Quello che attirava molti ragazzi, generosi benefattori e parecchi sacerdoti, che si avvicinavano a don Giustino e offrirono la loro collaborazione, fu il fuoco interiore, che diventava visibile in questo uomo di Dio che viveva e cercava di far vivere quello che insegnava.

La brava gente di Pianura accolse, amò e sostenne i ragazzi di don Giustino. Ogni giorno si sperimentavano veri e propri miracoli che resero possibile l’esistenza e la crescita del Vocazionario di Pianura e l’apertura di altri Vocazionari sparsi prima nella sola Italia e poi all’estero. Da essi, nel corso degli anni, sono sbocciati tanti operai per la messe del Celeste Padre: religiosi, religiose, sacerdoti, che ancora oggi spendono la vita per la santificazione di ogni figlio di Dio attraverso la scoperta della particolare chiamata donata ad ognuno.

Per i santi il giorno della morte diventa il dies natalis, il giorno della nascita al cielo. Dal 2 agosto 1955 è cominciato il trionfo di Don Giustino. Da allora i suoi insegnamenti e la sua spiritualità si sono diffusi al di là dei limiti della sua persona umana e del suo paese di origine. La sua missione diventa più efficace, i suoi insegnamenti si fanno più travolgenti e il suo carisma resta attuale, vivo e permeato di un incredibile fascino.



Don Giustino nacque a Pianura il 18 gennaio 1891

fin da piccolo si distingueva tra i suoi coetanei, fece la prima comunione a cinque anni a dieci anni entrò nel seminario di Pozzuoli

1918

scoppiata la prima grande guerra (1915-1918), anche don Giustino fu chiamato alle armi, arruolato nella Sanità e venne inviato all’ospedale militare.

 Il 20 settembre 1913

fu ordinato sacerdote nella Cattedrale di Pozzuoli.

Giugno 1920

accettò la no­mi­na a Parroco di S. Giorgio martire, in Pianura, dopo regolare concorso.

il 18 ottobre 1920

accogliendo 12 promettenti ragazzi nella casa parrocchiale, riprese la vita comune, interrotta nel maggio del 1914. Così nasceva il suo primo Istituto di vita consacrata, denominato Società Divine Vocazioni, comunemente chiamato dei Padri Vocazionisti.

Si spense “serenamente” a Pianura di Napoli il 2 agosto 1955.

I funerali furono una vera apoteosi, una Festa per il Parroco “santo”. Il suo corpo riposa nella Cripta del suo amato Vocazionario in Pianura ed è meta di pellegrinaggio e preghiera per tanti fedeli.

Il miracolo attribuito a San Giustino

Il miracolo che ha avviato il suo processo di canonizzazione è avvenuto a Pozzuoli il 21 aprile del 2016. Un giovane padre vocazionista proveniente dal Madagascar fu trovato riverso sul pavimento della sua stanza immerso in una pozzanghera di sangue. Ricoverato in ospedale in gravi condizioni il 18 aprile, in uno stato di coma vegetativo, sembrava non avesse alcuna speranza di sopravvivere. L'intera Congregazione, confratelli e consorelle tutte si misero in preghiera implorando l'intercessione del caro Padre Fondatore. Il giorno seguente fu portata una reliquia del Padre Fondatore al capezzale del giovane confratello ormai in agonia. Il 21 aprile le sue condizioni migliorarono improvvisamente, e il 3 maggio fu dimesso con lo stupore dei medici che furono costretti a dichiarare la sua miracolosa guarigione.

Dichiarato venerabile da Papa Giovanni Paolo II il 18 dicembre del 1997 e dichiarato beato da Papa Benedetto XVI il 7 maggio del 2011, il 15 maggio 2022, don Giustino Maria Russolillo, sarà proclamato Santo.


Don Giustino Russolillo è santo: 

l'iter e lA testimonianza del miracolo

«Ho sentito qualcosa sulla testa. Da lì è iniziato il mio risveglio dal coma», dice il 30enne Jean Emile Rasolofo, originario del Madagascar. Il religioso «salvo per miracolo», letteralmente. Sfiorato in rianimazione a Pozzuoli dalla reliquia di don Giustino Maria Russolillo. Tant'è che alla sua testimonianza si deve la canonizzazione del fondatore dei Vocazionisti, già beato di Pianura e appena iscritto nell'almanacco dei santi.

16 aprile 2016

Il giovane religioso Jean Emile Rasolofo sviene in una stanza nella comunità vocazionista di Quarto. Trasportato all’ospedale di Pozzuoli, i medici lo danno per spacciato. Ma il padre generale Antonio Rafael do Nascimento invia un messaggio a tutti i religiosi e i fedeli, invitandoli a pregare

18 aprile 2016

Un confratello è incaricato di andare in ospedale e chiedere di entrare in rianimazione per porre la reliquia di don Giustino sul capo di Jean Emile Rasolofo e per lasciare in reparto un’immaginetta sul corpo del giovane in coma irreversibile

21 aprile 2016

D'improvviso, Jean Emile Rasolofo si sveglia: parla, muove gli arti senza difficoltà. I medici lo visitano e affermano che gli organi sono in «perfetto stato», anche il rene, nonostante la lesione avuta del muscolo scheletrico

6 maggio 2017

Al vescovo di Pozzuoli, Gennaro Pascarella, viene consegnata l'istanza per iniziare la causa di riconoscimento del miracolo per intercessione del beato don Giustino.

19 luglio 2017

Fino al 23 marzo 2018 il vescovo di Pozzuoli procede con l'inchiesta affidata a don Antonio Salvatore Paone, vice-responsabile diocesano dell’ufficio del servizio per le Cause dei santi

23 marzo 2018

Nella parrocchia Santa Famiglia di Pianura viene celebrata la messa che chiude l’inchiesta diocesana. Documentazione sigillata

10 ottobre 2018

La congregazione delle Cause dei Santi riconosce giuridicamente valida l’inchiesta diocesana

5 marzo 2020

La consulta medica, istituita dalla stessa congregazione, dichiara che quella di Jean Emile Rasolofo è «una guarigione celere, stabile e inspiegabile per le leggi della scienza»

16 giugno 2020

I consultori teologi definiscono la guarigione è inspiegabile, da attribuirsi all’intercessione del beato don Giustino Russolillo

6 ottobre 2020

Cardinali e vescovi confermano

27 ottobre 2020

Papa Francesco ascolta il cardinale Marcello Semeraro, prefetto della congregazione delle Cause dei Santi, e riconosce a sua volta il miracolo.

3 maggio 2021

Il pontefice convoca il concistoro: a cardinali e vescovi consegna il compendium sul beato don Giustino, che contiene un breve riassunto della sua vita, perché esprimano il loro parere. Favorevole, ma la pandemia blocca la data della canonizzazione

Dopo 1700 anni la diocesi di Pozzuoli ha un nuovo santo: Don Giustino. «nato a Pianura, terzo di dieci figli, ordinato sacerdote il 20 settembre del 1913 nella cattedrale di Pozzuoli».